Dal Rinascimento in poi, in Europa, la concezione dell’arte e soprattutto dell’artista vivono una vera trasformazione. L’artista viene concepito come una figura dotata di particolare sensibilità e l’opera d’arte viene vista come una sorta di strumento terapeutico che permette l’espressione di una realtà fantastica, che altrimenti l’avrebbe potuto portare alla follia. L’arte permette un’espressione diretta, immediata, spontanea, arcaica ed istintiva di noi stessi che non passa attraverso l’intelletto. Ognuno ha in sé delle risorse proprie e un potenziale autorigenerativo che va semplicemente stimolato. L’Arteterapia svolge questa funzione e ci consente di credere ed essere fiduciosi nelle capacità che tutti quanti noi possediamo. L’Arteterapia si pone come obiettivo la riappropriazione del benessere interiore, in quanto può essere un valido sostegno nelle situazioni di difficoltà che la vita ci pone. Attraverso un disegno, un colore, un’emozione, ognuno di noi può liberare le emozioni represse e ritornare ad una vita equilibrata. L’Arteterapia, con le sue tecniche e materiali, favorisce la conoscenza di sé stessi e delle proprie potenzialità e rende possibile l’integrazione di tutte le risorse di cui disponiamo per poter vivere meglio, quindi svolge la funzione non solo di trattamento di malattie ma anche di trasformazione, evoluzione e crescita dell’individuo.
IL PERCORSO TERAPEUTICO DELL’ARTISTA ATTRAVERSO LE SUE OPERE
Un altro modo di comprendere e di vivere l’artista e le opere d’arte
Quando si acquista un’opera d’arte, si acquista ben più di un oggetto. Dietro a un quadro, per esempio, c’è un training, un percorso non semplice, né scontato; certamente ci stanno molte giornate di sperimentazione, anche di fallimenti, spesso di tormentate rielaborazioni personali e di evoluzione della consapevolezza di sé. Dietro -o accanto- a una produzione artistica pulsa l’intelligenza emotiva dell’artista, il suo cuore, la sua anima, il suo spirito vitale. In altri termini, connessa con l’opera artistica pulsa la vita dell’artista, si evidenzia la sua personalità unica e irripetibile, anche l’inconscio profondo. Perché l’inconscio è poetico. Quando la personalità dell’artista coniuga la propria intelligenza emotiva con il sentimento sociale, la sua arte diventa più connettiva, assume un nesso nuovo e diventa più comprensibile e condivisibile da chi ne fruisce. L’opera diventa arte con finalità e significati sociali, perché l’intelligenza è strutturalmente sociale, intimamente sociale. Noi siamo esseri costituzionalmente connettivi, intimamente sociali. Le variegate opere originali raccontano una storia, un’esperienza di trasformazione, un’evoluzione di consapevolezza e assumono una valenza terapeutica. Per questo è importante raccontare e narrare sia l’opera che l’artista, inscindibilmente.
L’artista e le opere sono correlati profondamente: attraverso questo binomio -come due facce della stessa medaglia- chi fruisce e fa esperienza di un’opera entra in risonanza profonda con l’artista e con le relative produzioni, esplorandone il mondo interiore specifico. L’artista non è presentato solo con i dati anagrafici e con la cronaca di fatti o eventi realizzati, ma diventa maestro, stimolo ed esperienza di vita all’interno delle modalità espressive specifiche. Da tutto ciò si delinea un sintetico percorso per poter scoprire il senso, la finalità, i sogni, i desideri dell’artista e delle sue opere; l’artista viene presentato in relazione alle sue opere e alle proprie modalità espressive e comunicative assolutamente originali.
Intervista a Davide Pagnoncelli del 16 gennaio 2021
a cura della giornalista Francesca Ghezzani
FAR RI-NASCERE L’ARTE E GLI ARTISTI
Cosa è l’arte per te?
Andiamo al di là delle definizioni da vocabolario… Noi siamo quello che pensiamo (testa, conoscenza, ragionamento, argomentazione), ma siamo anche quello che sentiamo (pulsioni, emozioni, sentimenti, passioni, cuore). Dobbiamo dar da mangiare e bere anche al sentire, dobbiamo nutrire il cuore, l’intelligenza emotiva… L’arte è cibo per l’intelligenza emotiva!
L’atto artistico scopre e crea un’altra prospettiva rispetto all’ordinarietà, cioè produce qualcosa di stra-ordinario: lo fa col sentire, con l’intuizione, con la risonanza… Ogni quadro, per esempio, racconta una storia, un pezzo della biografia dell’artista con cui entrare in connessione emotiva, con cui vibrare: così si diventa -o ridiventa- vividi, si rinasce. Ri-nasce la vividezza in noi, sia interiore che esteriore, attraverso la compartecipazione emotiva con le opere dell’artista!
Ho letto da varie parti degli accostamenti tra arte e sogno, che mi dici?
L’arte è parente stretta del sogno, è sua gemella; un’opera d’arte è un sogno! L’arte è una delle porte privilegiate per accedere all’inconscio. Ciò quasi sempre a insaputa dell’artista… che nota e si accorge quando ha finito (se va bene) del significato di quanto ha prodotto e che questo prodotto lo rappresenta meglio rispetto a quanto aveva in mente all’inizio del progetto. L’anima parla attraverso le immagini, l’inconscio è artistico, è poetico. Perché noi sappiamo più di quello che comprendiamo! E i sogni non avvengono solo di notte, ma anche di giorno. L’arte è sogno, non può essere ri-produzione della realtà, fotocopia di altro; l’arte è scoperta degli aspetti invisibili dell’umano, dell’indicibile del cosmo. L’arte fa ri-nascere la realtà, far ri-vivere la realtà in modo nuovo e assolutamente originale. Ecco perché Picasso ha affermato: “l’artista non dipinge quello che vede, bensì quello che intravede”.
Che rapporto c’è tra arte e interiorità?
L’arte è traduzione espressiva del vissuto intimo, viene da dentro, è pulsiva dall’interno. Un’opera d’arte esprime il profondo, diventa compartecipazione emotiva (come un abbraccio… un abbraccio poroso) e può anche connettersi col profondo universale delle generazioni, anche di quelle future. Le opere d’arte, infatti, spesso anticipano il futuro. Non si colleziona una cosa, un quadro, una musica: non si collezionano oggetti; si collezionano emozioni, momenti e vissuti ricchi di emozioni e di sentimenti. Davanti a un’opera d’arte si risuona, certo non si ragiona e non si argomenta: si sente, si vibra; semmai si compartecipa il sentire.
L’arte può essere terapeutica?
Rispondo con due considerazioni. La prima: certamente l’arte è terapeutica, l’arte ha valore, ha valenza terapeutica, riabilitativa ed educativa. Munch affermò acutamente: “Io dipingo perché per me è terapeutico!” L’arte si prende cura dei vissuti personali. La bellezza ci appartiene, noi apparteniamo alla bellezza, noi siamo parte della bellezza! La bellezza dell’arte salva il mondo, lo rende più gradevole, più abitabile. Anche le tragedie, i drammi, perfino le patologie vengono rielaborate, trasformate, transustanziate. “L’ombra è il testimone della presenza della luce”, scrisse Platone. Ciò che non si esprime può diventare veleno per l’anima, invece quando le emozioni prendono forma, le persone stanno bene! La seconda considerazione: se l’arte può essere terapeutica, altrettanto si può dire che la terapia è arte (la psicoterapia, la psicoanalisi); arte e non solo scienza. La terapia è intrinsecamente artistica. Anzi, dal mio punto di vista e per la mia esperienza, la terapia non può non avere valenze artistiche, non può non avere connessioni con l’arte, come un flusso emotivo ricorrente, ri-generante. Uno dei fondatori della psicologia del profondo, Alfred Adler, ha puntualizzato: “La coppia che si forma tra terapeuta e individuo in terapia è una coppia creativa, alla ricerca del Sé creativo”. Il Sé creativo fornisce mappe di significati, universi di senso per orientare l’esistenza dell’individuo e realizzare uno stile di vita più funzionale nei tre compiti vitali essenziali (lavoro/professione, amore, amicizie/relazioni sociali di vario tipo). Prendersi cura, curarsi, guarire è vivere rappresentando qualcosa del mondo o rappresentandosi. Il matrimonio tra arte e terapia, utilizzando diversamente quanto scrisse Alessandro Manzoni, è un matrimonio che s’ha da fare!
Una curiosità: come si arriva alle produzioni artistiche?
L’arte eterna è l’arte forte, direi talmente forte da diventare dirompente! L’arte è talora frenesia, caos creativo, fatica, lacrime e sudore; l’arte è training, un percorso di consapevolezza. Al pari di un percorso psicoanalitico, l’evoluzione artistica è un percorso esperienziale, un training tosto. D’altronde se si vuol navigare nel profondo oceano, nei profondi abissi della propria interiorità, del proprio inconscio non si può pensare di arrivarci in poco tempo. Se si vuol navigare su un laghetto, si può imparare a farlo in poco tempo, ma se si desidera navigare nell’oceano, nell’immenso oceano, non si può imparare a farlo in poco tempo. La mèta finale, però, la posta in palio ripagherà della fatica; le scoperte gratificheranno in modo… oceanico. E, tra l’altro, il messaggio che si lascerà alle prossime generazioni durerà, certamente potrà durare. Le opere artistiche sono frutto di un training, di un percorso esplorativo appunto! L’arte è come il vento che soffia sulle vele della propria barca: certe volte può essere brezza leggera, soave, calda, calorosa, ristoratrice; altre volte può essere bufera, soffio atroce, tempesta di emozioni, uragano di vissuti che sconquassa e può -in parte- squarciare le vele. Se la barca ha fatto un percorso approfondito, un training di resilienza si possono aprire -pur con qualche vela rotta e qualche falla- squarci inaspettati di un nuovo mondo, scorci di terre inesplorate in cui immergersi, orizzonti altri e sconfinati. Perché l’arte non ama i confini, perché l’arte tende all’infinito, appunto al non finito e al non recintabile: l’infinito se la ride degli steccati, lui vola alto, largo, lungo e… chissà fin dove. Chi può mettere i confini all’arte, alle sue forme espressive?
Si può imparare a realizzare opere artistiche?
Si può imparare a estrarre quanto si ha dentro di sé, a sollecitare la parte creativa della propria personalità. Però non si attuano corsi; io stesso non realizzo corsi o incontri solo informativi, bensì percorsi di esplorazione, viaggi di ricerca con apertura prospettica. Io li denomino “i percorsi artistici della rosa dei venti”: tra occidente e oriente (orizzontalità), tra Artide e Antartide (verticalità), tra cielo e terra (immanenza e trascendenza). Insomma particolarità e universalità, preistoria e storia, fisica e metafisica, carnalità e spiritualità, matericità e aeriformità... e chissà quanto altro ancora da scoprire...
Hai accennato allo stretto rapporto tra evoluzione dell’artista e produzione delle sue opere, hai un esempio di iniziativa realizzata ?
Ho già realizzato delle “recensioni specifiche” di opere artistiche collegate strettamente al percorso dell’artista. Ho denominato questa nuova modalità: Art Artist Therapy (AATH). È un altro modo di gustare e di rivivere la personalità, l’intelligenza emotiva e il percorso creativo dell’artista connesso alle sue produzioni artistiche. Si delinea, quindi, un percorso per scoprire il senso, la finalità, i sogni e i desideri dell’artista, partendo dalle opere, dalle originali modalità di espressione e di comunicazione.
Davide Pagnoncelli è psicologo, psicoterapeuta, formato in teatroterapia e arteterapia.
Oltre all’attività clinica, ha un’esperienza ventennale in ambito scolastico come responsabile di un originale Servizio Psicologico di sistema, dalla Primaria alla Secondaria di primo e secondo grado. Ha pubblicato ricerche in ambito psicopedagogico e sociale su varie riviste scientifiche e ha condiviso il frutto del suo lavoro con un libro dal titolo “Figli felici a scuola” e dal sottotitolo, non meno significativo, “Come migliorare l’esperienza scolastica dei propri figli con l’aiuto di un Allargacervelli”, edito nel 2018. Egli si definisce “allargacervelli” (non più “strizzacervelli”) perché il suo cervello e quello altrui preferisce allargarlo, ampliando prospettive. Attualmente è impegnato in progetti pilota per approfondire il rapporto tra le varie forme di arte, in particolare la poesia, con la psicologia e con la psicoanalisi.
Lo scopo del laboratorio è di portare i bambini a scoprirei propri talenti e a sperimentarli attraverso il corpo, il respiro, l'immaginazione e la creatività, lasciando che la loro individualità venga fuori nel rispetto e nella condivisione con gli altri bambini, raggiungendo un equilibrio naturale tra piccoli e grandi.
Con l'utilizzo di vari materiali, costruiamo un vero spettacolo di sculture e colori. Istinto e creatività guidano i bambini in questo laboratorio e realizzeremo un'opera grande e collettiva.
Intuito e istinto guidano i bambini nell'atto creativo. Lasciare la possibilità ai bambini di esprimersi liberamente, semplicemente incanalando la loro immaginazione. Insomma, è una meraviglia disegnare liberi, a ritmo di musica, in un continuo movimento.